Welfare

Atto di clemenza, parla Pisapia. Carcere: se l’indultino è meglio dell’indulto

"Con la sospensione condizionale della pena detenuti fuori ma con attività di recupero".

di Ettore Colombo

Giuliano Pisapia si batte da anni per una soluzione ragionevole e seria che sani i mali delle carceri. Membro della commissione Giustizia, indipendente del Prc, ora che l?indulto sembra avvicinarsi è però scettico sulla effettiva volontà di creare un nuovo rapporto tra carcere e società nel nuovo anno. Vita: Pisapia, che anno è stato e che anno sarà per la giustizia italiana? Giuliano Pisapia: Il 2002, per quanto riguarda la giustizia, è stato un anno pessimo. I fondi sono diminuiti (quelli per le pene alternative e sono aumentati per costruire nuove carceri), le condizioni di vita dei detenuti, degli operatori e degli agenti peggiorate, la giustizia civile è ingolfata, quella penale molto meno celere ed efficiente. Lo scontro politico che si è consumato non ha fatto bene alla giustizia italiana. Servirebbe un clima di collaborazione che superi le attuali divisioni ideologiche ma che ancora oggi non vedo e dunque sono pessimista. Ma non dispero. Vita: Indulto, indultino, amnistia. Quale di queste tre proposte ha più possibilità? Pisapia: Innanzitutto mi piacerebbe vedere applicate, dai magistrati di sorveglianza, le leggi esistenti. Poi, quando il 16 gennaio comincerà la discussione in aula sull??indultino?, che io preferisco chiamare ?misure per la sospensione condizionale della pena?, bisogna ricordare che per far votare un provvedimento generalizzato è necessaria una maggioranza di due terzi sull?intero testo e articolo per articolo mentre per l?indultino basta la maggioranza semplice. L?optimum sarebbe un?amnistia per i reati minori e un indulto revocabile per i nuovi reati, ma i veti incrociati dei partiti mi fanno vedere la strada in salita. Puntare solo sull?indulto vuol dire rischiare, se non passa, di affossare anche l?indultino. Ma se si verifica che ci sono i numeri, specialmente dopo le dichiarazioni di Fini, la via maestra resta quella. Vita: Lei difende ?l?indultino?. Ma voci dalle carceri dicono che non risolve nulla? Pisapia: L?indulto, oltre a essere la via più impervia, riguarda teoricamente più persone in assoluto, ma in pratica una percentuale molto più piccola, rispetto all?indultino, della popolazione carceraria: non si può infatti applicare a reati commessi dopo la presentazione della legge (al massimo, maggio 2001) e rischia di presentare, nel testo finale, maggiori esclusioni rispetto alla sospensione condizionata della pena. Inoltre, anche l?indultino, rispetto alla mia proposta iniziale, è stato molto limitato, in commissione, da An, FI e Ds: esclusi i reati gravi, la sospensione condizionale della pena fino a tre anni ha decapitato anche due altre categorie di delinquenti. I delinquenti ?abituali? (chiunque abbia commesso anche solo di seguito tre furti della stessa indole, anche tre semplici contravvenzioni) e i ?professionali?, delinquenti già ?abituali? condannati per un altro reato a una pena più grave, che vuole colpire il fenomeno della ?recidiva?, ma che per condanne lievi (fino a tre anni) finisce per tenere in galera solo immigrati e poveri cristi. In aula mi batterò per allargare tali restrizioni. Inoltre, l?indulto butta la gente fuori dal carcere senza prevedere un percorso di reinserimento, l?indultino invece lo prevede. E soprattutto si applica a chiunque sia detenuto all?entrata in vigore della legge: circa 8mila persone uscirebbero subito, e altre 3-4mila in un anno. Con l?indulto, un terzo in meno. Vita: Lei ha proposto anche l?abolizione dei reati d?opinione. Cosenza insegna? Pisapia: Non da oggi, ma dalla scorsa legislatura. La mia proposta di legge è già stata calendarizzata in commissione e sarà esaminata. Anche in questo campo auspico una discussione serena e una convergenza il più possibile larga. Ma siamo solo noi di Prc e quelli dell?Udc gli unici davvero convinti.


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